La disfagia è sempre un sintomo di allarme e deve essere sempre indagata con l'esecuzione di una esofagogastroscopia per escludere una causa ti tiponorganico, in particolare il tumore della giunzione gastroesofagea e dell'esofago.
Nei centri di riferimento il grado di soddisfazione dei pazienti operati di plastica antireflusso supera il 90%. Se eseguita con le giuste indicazioni e tecnicamente in maniera corretta, a 10 anni il livello do soddisfazione rimane inalterato, con una funzionalitá della plastica in più del 90% dei pazienti.
Generalmente la malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) causa sintomi tipici (pirosi, rigurgito, ecc.), in alcuni pazienti questi si possono associare a sintomi atipici ( laringiti, raucedine, asma bronchiale, globo faringeo ecc.), che, molto raramente, possono essere l'unica manifestazione di una MRGE. Il nesso di causalità deve esse dimostrato o con un criterio ex adiuvantibus (il paziente migliora con i farmaci antisecretivi gastrici, anti-H2 o PPI) o con un esame diagnostico quale la pH-impedenzometria (esame che usa un sondino multicanale e che studia anche i reflussi che giungono fino all'esofago cervicale). Solo in casi estremamente selezionati ci può essere l'indicazione ad un intervento di plastica antireflusso.
Dipende dalla stadiazione della malattia fatta con la TC, con l' ecoendoscopia, con la gastroscopia ecc. Nei tumori localmente avanzati (stadi N+, T3-T4) è preferibile eseguire terapie neoadiuvanti (preoperatorie) prima dell'intervento chirurgico. Comunque la strategia terapeutica deve essere sempre scelta in maniera collegiale e multidisciplinare (chirurgo, radioterapista e oncologo) e discutendone con il paziente.
Non è sempre necessario, dipende se l'ernia è sintomatica o no. Inoltre le grandi ernie jatali molto spesso sono diagnosticate in etá avanzata (VI-VII decade di vita) e i pazienti possono presentare comorbilità (mallatie respiratorie, cardiovascolari ecc.). L'indicazione chirurgica ci può essere se è presente disfagia, dolore toracico, ingombro mediastinico, sempre però nell'ottica del paziente e nella valutazione del rapporto rischio/beneficio.
Sicuramente l'esofago di Barrett é un fattore di rischio per lo sviluppo dell'adenocarcinoma, ma questo é molto basso e si pensa che sia circa lo 0,3-0,5% dei pazienti con esofago di Barrett/anno.