Obbiettivo dell'indagine endoscopica è quello di identificare la presenza di lesioni, rilevarne le caratteristiche macroscopiche che possano consentire di differenziare quelle benigne da quelle maligne e di eseguire biopsie per ottenere una diagnosi istologica. L'endoscopia standard però non nè sempre in grado di identificare minime alterazioni della mucosamembrana di rivestimento della superficie interna di organi cavi e di canali dell'organismo comunicanti con l'esterno direttamente o indirettamente (per esempio, le vie respiratorie, il tubo gastrointestinale, le vie urinarie, l'apparato genitale, l'orecchio medio ecc.) , piccole rilevatezze superficiali che possono essere l'espressione di tumori in fase iniziale (early cancer) e che per questo possono essere misconosciute. L'endoscopia di base, inoltre, non può stadiare una neoplasia, nè valutare neoformazioni ricoperte da mucosamembrana di rivestimento della superficie interna di organi cavi e di canali dell'organismo comunicanti con l'esterno direttamente o indirettamente (per esempio, le vie respiratorie, il tubo gastrointestinale, le vie urinarie, l'apparato genitale, l'orecchio medio ecc.) integra e quindi originate dagli strati più esterni di un viscere. Per superare tale limite sono state introdotte numerose tecniche complementari all'endoscopia tradizionale. Tra queste quelle che hanno riscosso maggior successo sono la cromoendoscopia (figura 1), la magnificazione endoscopica (figura 2), la narrow band imaging (NBI) (figura 3) e l'ecoendoscopia (figura 4).
Figura 1: cromoendoscopia e magnificazione endoscopica
Figura 2: endoscopio con zoom
Figura 3: ecoendoscopio radiale
Figura 4: gastroscopio con NBI